Criminologia, Il laboratorio che non esiste.

Nato nel 2004 per contrastare la criminalità, il laboratorio di criminologia si è rivelato un contenitore pieno di buoni propositi ma dai risultati discutibili. Gli esperti formati dalla Regione Molise avrebbero dovuto lavorare in questo progetto di ricerca, studio e consulenza per il quale il Comune di Campobasso ha acquistato anche strumentazioni delicate e costosissime sballottate da un magazzino all’altro e mai utilizzate. Gli obiettivi mai centrati sono stati riproposti all’attuale sindaco Battista che vorrebbe riorganizzare la struttura in nome della sicurezza dei cittadini.

Il progetto del Comune di Campobasso era assai ambizioso: utilizzare gli esperti in criminologia del laboratorio finanziato dalla Regione Molise nel 2002 “per svolgere attività di ricerca, formazione, consulenza e prevenire la criminalità e i fenomeni di devianza tra i giovani”.
C’erano buone ragioni per provare a raggiungere l’obiettivo, forse un po’ fumoso nelle sue premesse, ma una in particolare:un sacco di soldi che si rischiava andassero persi, per l’esattezza 1.277.893,72 euro di finanziamenti nazionali concessi alla Regione Molise dal Ministero dell’Istruzione e non ancora utilizzati.
A parte un convegno e diversi protocolli d’intesa, però, gli obiettivi enunciati non sono mai stati raggiunti.Mentre i soldi pubblici, quelli sì, sono stati spesi. In particolare per dotare il laboratorio di criminologia di strumentazioni costosissime che si trovano stipate da anni in un deposito del Comune a pochi metri da Porta San Paolo. Inutilizzate e impolverate. Sulla reale utilità del progetto si sta ancora interrogando l’attuale sindaco di CampobassoAntonio Battista il quale, a novembre dell’anno scorso, ha dato il “la” alla riorganizzazione dell’evanescente laboratorio. Poi, forse per non sfigurare nei confronti di chi lo ha preceduto, ha congelato tutto per l’ennesima volta.

Ma andiamo con ordine e ricostruiamo la storia di questo utilizzo discutibile di denaro pubblico: il 28 febbraio del 2002 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) fa una ricognizione sullo stato di attuazione dei progetti pilota finanziati a partire dall’anno 1998-99 e si accorge che la Regione Molise non ha ancora speso un centesimo del milione e 277 mila euro accordati.
La giunta regionale, guidata all’epoca da Michele Iorio, corre ai ripari e con delibera 1039 del 15 luglio 2002 decide di mettere a bando le risorse che il Miur gli aveva concesso per realizzare percorsi di istruzione e formazione. La sua quota nel progetto è sostanziosa (547.668,74 euro a titolo di cofinanziamento regionale che corrisponde al 30% del costo complessivo del piano da approvare).
Passano molti mesi, il corso per la formazione di esperti in criminologia e criminalistica entusiasma i vertici della Regione. Si fanno le selezioni (su 400 domane presentate ne vengono accolte 25) e a maggio del 2004 inizia la prima lezione del corso. Quattordici mesi di formazione, 1200 ore di studio su materie quali diritto penale, procedura penale, criminologia, criminalistica, psicologia. E si va anche a sparare nei poligoni.
Il soggetto attuatore è l’istituto magistrale di Campobasso, la formazione invece è affidata all’Unimol, a una società di Sora che si chiama Sviluppo mediterraneo scarl ma soprattutto a un certo Francesco Pisapia per conto del Centro nazionale associazionismo sociale cooperazione autogestione (Cenasca), un ente promosso dal sindacato, più precisamente dalla Cisl.
Con due estati di mezzo la consegna degli attestati avviene a giugno del 2006. E iniziano i problemi perché c’è da trovare una sistemazione ai nuovi esperti in criminologia i quali erano stati informati che dopo il corso avrebbero lavorato per il laboratorio. Nascono pure un paio di associazioni di cui una che fa capo a Ludovico Argentieri, un poliziotto in servizio alla Questura di Campobasso.
I partecipanti al corso avevano più di una ragione per credere che quei due anni trascorsi non sarebbero stati buttati al vento. Pochissimi mesi dopo l’inizio del corso infatti (era il 28 ottobre 2004) la giunta comunale di Campobasso (sindaco all’epoca eraGiuseppe Di Fabio) aveva aderito al progetto “Laboratorio italiano di criminologia” con un protocollo firmato da varie organizzazioni tra cui Cenasca Cils di Pisapia e in momenti successivi anche la Provincia di Campobasso, la Polizia Postale, l’Unioncamere, il sindacato di polizia e qualche sigla più ‘esotica’ come il Ceas (Centro alti studi per la lotta al terrorismo di Roma) e il Liris (Link research intelligence and security di Malta).
Dopo il protocollo il laboratorio resta ancora solo sulla carta. E non accade nulla fino al 2007 quando il Comune diventa capofila di un progetto di lotta alla criminalità organizzata nell’ambito dei traffici internazionali (droga, carburanti ma anche tratta di esseri umani). Una roba da Interpol affidata, a livello di coordinamento, al Municipio di Campobasso! I soldi questa volta vengono reperiti in un programma europeo che si chiama Interreg cards phare. Sono partner del Comune anche l’università di Tirana e l’ambasciata italiana in Albania. I ragazzi del corso (alcuni, non tutti) fanno un po’ di ricerche per capire come è organizzato il crimine dall’altra parte dell’Adriatico, studiano i fenomeni terroristici nei paesi transfrontalieri e le attività illecite.
È in questo momento – e siamo sempre nel 2007 – che vengono acquistati i costosissimi macchinari per le analisi di laboratorio utilizzati forse mezza volta e conservati in un deposito di Palazzo San Giorgio. Prima erano in un magazzino di via Muricchio «e questo spostamento fatto da mani poco esperte – ci riferisce Ludovico Argentieri – potrebbe aver danneggiato le delicate strumentazioni che ora andrebbero tarate una seconda volta, operazione che richiede soldi, per capire la loro attendibilità in eventuali e futuri utilizzi».
Vedere in che stato di conservazione sono queste macchine (pagate con fondi comunitari) non è stato possibile: il sindaco, interpellato da Primonumero, ha detto di rivolgerci alla dipendente in possesso delle chiavi del magazzino la quale ha chiesto lumi al top manager comunale Antonio Iacobucci il quale ci ha fatto sapere che «fino a quando la questione Laboratorio non sarà definita non è opportuno neppure scriverci articoli di stampa». Figuriamoci vedere il magazzino in cui ci sono crimescope, gas cromatografico, generatore di idrogeno e azoto, luminol e tutta quella roba per le indagini che si vede nelle serie televisive coi morti ammazzati.

L’ultima delibera non fa menzione di quanto siano costate queste attrezzature: secondo Argentieri si tratta di circa 200 mila euro di macchinari, cioè una parte consistente degli 867 mila euro del finanziamento Interreg.

In questi anni ci sono stati vari tentativi di riorganizzare il laboratorio per non perdere questo patrimonio di strumentazioni e figure professionali formate.
Chi ha già provato l’Università del Molise al quale il successore del sindaco Di Fabio, Gino Di Bartolomeo, ha affidato nel 2010 il coordinamento scientifico del progetto indicando il referente accademico nel professor Davide Barba. L’anno seguente è stata tirata dentro anche la Provincia del presidente Rosario De Matteis e nel 2013 addirittura il ministero delle Finanze per una collaborazione volta a prevenire le frodi sulle carte di pagamento.
“Tutti i summenzionati protocolli – si legge nelle carte del Comune – sono scaduti o per decorrenza dei termini o per conclusione delle attività che dovevano essere realizzate”.
Altri fondi sono arrivati col progetto della fondazione Santa Lucia di Roma “Access: against crime. Care for elders support and security” nell’ambito del programma europeo “Criminal Justice” e teso a “informare gli operatori su come rapportarsi a uomini e donne anziane che abbiano avuto conseguenze negative a seguito di vittimizzazione, in particolare sulla memoria e, conseguentemente, sulla loro capacità testimoniale” come leggiamo nella delibera di giunta comunale 225 del 13 dicembre 2011. Anche in questo caso non vi è traccia di conferenze finali a Campobasso o di Linee guida “stampate in migliaia di copie” Mentre si ritrova la copertura finanziaria sul capitolo di bilancio n. 747 per un totale di 8.540 euro.
“Tutte le azioni e i vari progetti realizzati – leggiamo in una delibera dello scorso novembre approvata dalla giunta Battista e congelata un attimo dopo – hanno permesso al Laboratorio di accreditarsi, sempre più, nel campo della ricerca e formazione criminologica, proiettandolo in uno scenario europeo finalizzato alla creazione di un polo di eccellenza nel settore”.
E, nelle conclusioni: “Considerato che il Comune di Campobasso, attraverso le azioni del Laboratorio di Criminologia, ha acquisito strumenti idonei per garantire e raggiungere un maggior grado di sicurezza dei suoi cittadini e visto il forte interesse che il Comune ha nel prevenire la criminalità e il degrado sociale, in particolare quello giovanile, si propone di dare avvio ad una riorganizzazione del Laboratorio di Criminologia”.
Il sindaco Battista e la sua giunta, con l’avallo del top manager Antonio Iacobucci e del vice segretario generale Vincenzo De Marco hanno detto praticamente di voler riorganizzare il Laboratorio (e sarebbe già la terza volta) per perseguire gli stessi obiettivi già falliti dal 2004 a oggi. Dopo aver sperperato una massa impressionante di danari in nome della sicurezza dei cittadini. Che forse più sicuri si sentirebbero se qualcuno si prendesse la briga di controllare come vengono spesi i loro soldi.

 

Fonte: Primonumero.it

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